Il sindacato VPOD chiede al Governo una maggiore trasparenza.
BELLINZONA - Il caso dei 13 docenti rimasti con un pugno di mosche in mano dopo aver completato l'abilitazione presso il Dfa continua a far discutere. Il sindacato VPOD ha lanciato una petizione sul tema con l'obiettivo di sostenere i neoabilitati e lanciare la discussione per una riforma del DFA.
«Numerosi docenti neoabilitati e abilitandi al DFA sono colpiti da carenza di sbocchi professionali, da crescente precarietà occupazionale e da incertezza sul proprio futuro», spiega il sindacato. «Le legittime aspettative riposte nell’ottenimento di un impiego della categoria, già formatisi in condizioni economicamente difficili e pedagogicamente insoddisfacenti, sono state disattese».
Le attuali problematiche «sono causate da un mancato coordinamento tra DECS e DFA, dalla politica di ammissione al DFA e, più in generale, dall’attuale sistema di abilitazione».
«Nell’immediato risulta prioritaria l’adozione di misure concrete e urgenti, volte a garantire il necessario sostegno e inserimento professionale di questa categoria in difficoltà».
Il sindacato chiede al Governo e al DECS di adottare le seguenti misure:
Il sindacato chiede inoltre un approfondimento, «grazie al coinvolgimento delle associazioni magistrali e degli attori del mondo della scuola, volto a una riforma profonda e complessiva del sistema di abilitazione; essa dovrà affrontare, tra l’altro, il problema della qualità dell’offerta formativa nel percorso di formazione e della conciliabilità tra tempo di formazione e quello di lavoro».