Creato ufficialmente il nuovo Centro di competenza sulle Life Sciences. Intanto è online l’archivio dei ricercatori di Ticino Scienza
Quante sono le persone che fanno ricerca scientifica in Ticino? Non esiste un censimento o un elenco ufficiale, anche se questo settore (in particolare quello delle scienze cosiddette dure: biologia, chimica, medicina, informatica, e così via) sta diventando sempre più importante nel nostro cantone, dal punto di vista economico e sociale. Dunque, non è facile raccogliere numeri precisi. Eppure sarebbe significativo tracciare una mappa per orientarsi, fra le numerose iniziative del settore pubblico e quelle delle aziende private. Sarebbe un’operazione utile anche per informare meglio i cittadini, che solo in piccola parte sono al corrente di quello che si muove nella “science valley” (chiamiamola così...) ticinese.
Un aiuto può arrivare dal nuovo archivio avviato nelle settimane scorse dal sito Ticino Scienza (www.ticinoscienza.ch), edito dalla IBSA Foundation per la ricerca scientifica di Lugano, e consultabile gratuitamente. È un work in progress, che andrà completato nei prossimi mesi, ma già offre circa 1’300 nomi di ricercatori attivi nel cantone (soprattutto nell’area biomedica) che hanno pubblicato almeno un lavoro scientifico dal 2020 a oggi (complessivamente ne sono stati catalogati finora oltre 2’300), e questo numero è destinato a crescere, man mano che procederà il “censimento”. In ogni scheda vengono indicati i settori in cui si muove ogni ricercatore, le sue pubblicazioni, le parole-chiave e la “rete” con altri colleghi attivi nel cantone. Le schede, su richiesta di Wikimedia Svizzera (l’organizzazione no-profit che, insieme alle “consociate” di altri Paesi, gestisce Wikipedia), sono state inserite anche in Wikidata, l’enorme archivio, di libero accesso, creato dalla stessa Wikimedia.
Nell’archivio di Ticino Scienza è presente anche una sorta di mappa per orientarsi fra le varie anime della ricerca ticinese: biomedicina, innanzitutto, ma anche intelligenza artificiale (e altri rami dell’informatica), ricerca sul Sole, ricerca alpina, e ricerca sui materiali e sulle tecnologie, con le indicazioni degli istituti presenti nel nostro territorio e i nomi dei direttori, e dei responsabili dei gruppi di ricerca.
Alcuni dei loro volti (e di altri esponenti del mondo della ricerca ticinese), ritratti dai fotografi Alberto Chollet, Loreta Daulte, Marian Duven e Alfio Tommasini, sono poi diventati altrettanti manifesti, nelle strade e nelle piazze del centro di Lugano (rimarranno esposti dal 24 al 30 aprile), con lo slogan “Una scienza fatta di persone”. Lo scopo di questa inedita campagna? Portare “dentro la città” una presenza importantissima (quella dei ricercatori, appunto), ma ancora poco conosciuta.
Il settore, dicevamo, è particolarmente dinamico, e le notizie di nuove iniziative si susseguono frequentemente. L’ultima è di questi giorni, con l’imminente iscrizione al Registro di commercio dell’associazione che guiderà il “Centro di competenza sulle Life Sciences”, legato allo Switzerland Innovation Park. Il nuovo Centro è stato anche presentato il 25 aprile a Basilea, durante lo Swiss Biotech Day, l’evento annuale più importante del settore biotecnologico in Svizzera. L’associazione che gestirà questo Centro è formata da tutti i principali enti pubblici della ricerca ticinese (USI, SUPSI, EOC, Bios+), dalla Città di Bellinzona e dalle organizzazioni degli imprenditori: Farma Industria Ticino (FIT) e Associazione Industrie Ticinesi (AITI). Ma hanno aderito anche alcune aziende private, e altre arriveranno. Presidente è stato nominato Giorgio Calderari, che per molti anni, fino al 2022, ha guidato la FIT e adesso sarà una figura “super partes”. «È un’iniziativa importante – dice Piero Poli, attuale presidente della FIT – destinata a creare un nuovo centro di ricerca a tutti gli effetti. La sede, per il momento, sarà al quarto piano dell’ex palazzo dell’IRB in via Vela, a Bellinzona, ma in futuro verrà spostata nell’area delle ex Officine». Come funzionerà questo Centro? «Sarà un ‘cluster’ – continua Poli – cioè un insieme di imprese e di attività economiche che condividono competenze, tecnologie e risorse, per realizzare progetti fortemente innovativi, che siano utili per tutti. Il primo verrà dedicato alla creazione di biotessuti, un settore in cui l’EOC ha già un laboratorio molto avanzato, sotto la guida del professor Matteo Moretti». Questi tessuti, lo ricordiamo, vengono ottenuti con vari sistemi (cellule modificate geneticamente, materiali di supporto, stampa 3D) e hanno caratteristiche del tutto simili a quelle dei tessuti umani. Permetteranno, ad esempio, di sperimentare nuovi farmaci, evitando i test sugli animali, con risultati, oltretutto, più attendibili: una possibilità molto utile per l’intera filiera del farmaco ticinese. Altri progetti verranno messi a punto in futuro. Sono ancora da definire le modalità di finanziamento (dovrebbero arrivare anche soldi pubblici, al 50%, sul modello dello Switzerland Innovation Park), ma la ‘macchina’ del Centro è avviata, dopo alcuni anni di preparazione, e questa era la parte più difficile.
«Le Scienze della vita – conferma il consigliere di Stato Christian Vitta – sono una realtà molto importante in Ticino e ricoprono un ruolo rilevante per la nostra economia. Grazie alla presenza, da un lato, di istituti di ricerca d’eccellenza riconosciuti mondialmente e, dall’altro, di numerose aziende all’avanguardia che operano con successo in Ticino e sui mercati internazionali, il nostro Cantone si sta ritagliano una posizione sempre più rilevante nel settore delle scienze della vita a livello nazionale e internazionale. Il Cantone punta quindi con determinazione a mettere in rete le competenze accademiche ed economiche, e proprio questo è uno dei pilastri della strategia di sviluppo che mira a promuovere le collaborazioni tra questi due mondi. Collaborazioni che ritroviamo, d’altro canto, alla base dello Switzerland Innovation Park Ticino, attualmente composto dal centro di competenze sui droni a Lodrino, da quello nel lifestyle tech a Lugano e dal nuovo centro di competenze nelle Scienze della vita. La creazione di quest’ultimo – continua Vitta – fornisce un’ulteriore e importante spinta al settore, rendendo così il Ticino un vero e proprio polo di riferimento in questo ambito e contribuendo, di riflesso, alla capacità attrattiva del nostro Cantone».
Un ruolo centrale, nello sviluppo delle Scienze della vita, sarà anche nelle mani dell’EOC e dell’USI, che collaborano strettamente da quando è stato avviato, tre anni fa, il Master in medicina. Per ora i collegamenti fra i due enti riguardano soprattutto la didattica, ma dovranno estendersi sempre più anche alla ricerca, in particolare se nascerà il tanto auspicato ospedale universitario, anche in Ticino (come già avviene in altri cantoni svizzeri). «Facciamo però subito chiarezza su questi termini – dice Glauco Martinetti, direttore generale dell’Ente –. Noi attualmente siamo un ospedale cantonale multisito con insegnamento universitario (e un’ottima attività di ricerca). Non possiamo ancora essere un ospedale universitario a tutti gli effetti (dotato di attrezzature e laboratori condivisi con l’università, ad esempio, ndr) perché non abbiamo in Ticino all’USI il bachelor in medicina, e perché non offriamo la possibilità di curare il 100% delle patologie (ci fermiamo a circa il 95%, che è comunque tanto... In particolare, non siamo in grado di occuparci dei grandi ustionati e non facciamo trapianti). Possiamo ambire, però, a raggiungere questi livelli fra 5-10 anni. L’EOC – continua Martinetti – dovrà pensare il proprio sviluppo in forte collaborazione con l’USI, in un’ottica di formazione e ricerca clinica. Ma questo potrà avvenire solo se il Cantone ci darà i finanziamenti necessari. Attualmente i soldi che riceviamo servono soltanto per la cura e la formazione, quindi non per la ricerca (che viene finanziata per la quasi totalità attraverso i ‘grant’ esterni). Se vorremo andare nell’ottica dell’ospedale universitario, dovremo lasciare più tempo ai medici di fare ricerca al letto del paziente, aumentando il personale. Ma tutto questo costa».
Conferma Patrick Gagliardini, prorettore dell’USI per la ricerca: «Fare ricerca insieme all’EOC? È una questione di volontà e di mezzi. È un percorso ambizioso, che indirizzerebbe in modo diverso la biomedicina in Ticino. Siamo partiti con la didattica, e abbiamo una strategia congiunta sulla ricerca: ci siamo seduti allo stesso tavolo e abbiamo scritto la strategia, in modo concreto. Pensiamo, in particolare, a gruppi di ricerca comuni EOC-USI, che potranno diventare anche Istituti comuni. Ma per decollare davvero – continua Gagliardini – questo progetto dovrà diventare un disegno comune del Ticino. Tutti dovranno porsi la domanda: “Cosa vogliamo che diventino le Life Sciences nel nostro cantone”? E poi, naturalmente, occorreranno i mezzi: bisognerà trovare un supporto adeguato, con finanziamenti che non dovranno andare a discapito di altri settori. Insomma, occorreranno più risorse reali, che bisognerà considerare, però, non soltanto come costi, ma come investimenti, in grado di creare posti di lavoro e innovazione, e di rendere maggiormente attraente il nostro territorio. Ci vuole tempo, e ci vuole la visione. Io credo fermamente in tutto questo».
Una rubrica a cura di Ticino Scienza per