Destituiti i due giudici, ma la vicenda ‘caos Tpc’ pone interrogativi sulle modalità con cui è stata gestita dal Cdm e dai vertici del Tribunale d'appello
È un terremoto istituzionale quello provocato dalla discutibile decisione del Consiglio della magistratura di addirittura destituire con effetto immediato i giudici del Tribunale penale cantonale Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti in relazione al ‘caos Tpc’. Tra i possibili effetti – al di là dell’impatto di un simile provvedimento sul piano personale –, quello di un forte rallentamento dell’attività del tribunale, composto di cinque magistrati, e di riflesso della giustizia penale ticinese: i due giudici straordinari che il Consiglio di Stato dovrà nominare avranno bisogno di studiare i fascicoli prima di sentenziare, cosa che richiederà del tempo. Ce n’è quindi abbastanza perché il parlamento, a cominciare dalla sua commissione ‘Giustizia e diritti’, eserciti, in maniera efficace, l’alta vigilanza.
Non solo. La vicenda ‘caos Tpc’ continua comunque a sollevare interrogativi per le modalità con cui è stata sin qui gestita dal Cdm, il Consiglio della magistratura, e dalla Commissione amministrativa del Tribunale d’appello (Tda), di cui il Tpc è una sezione. Urgono chiarimenti e i primi a sollecitarli sono i cittadini. La speranza è che giungano al più presto, nell’ambito delle rispettive competenze, sia dalla Commissione di ricorso sulla magistratura, davanti alla quale Quadri e Verda Chiocchetti hanno già annunciato di impugnare il verdetto del Cdm, sia appunto dal Gran Consiglio. Gli interrogativi? Per esempio ci domandiamo come mai il Cdm non abbia atteso, prima di prendere e comunicare pubblicamente la decisione di esonerare Quadri e Verda Chiocchetti, la conclusione anche del procedimento disciplinare a carico del presidente del Tpc Mauro Ermani: ricordate la foto tratta da internet dei due falli giganti di plastica, con una donna seduta in mezzo e la scritta ‘ufficio penale’, da lui inviata alla segretaria del tribunale presunta mobbizzata? È mai possibile che due giudici penali con esperienza pluriennale, cioè Quadri e Verda Chiocchetti, siano così sprovveduti da denunciare, in merito alla citata foto, il presidente Ermani per pornografia, un reato, è il rimprovero del Cdm, “che sapevano non sussistere”, cosa “inaccettabile e inconciliabile con la funzione di magistrato”? I magistrati non devono allora più denunciare, neppure loro colleghi, nonostante l’articolo 27a della Legge sull’organizzazione giudiziaria? Peraltro non ci risulta che vi sia un procedimento penale per denuncia mendace. È “inaccettabile e inconciliabile con la funzione di magistrato”, e dunque tale da comportare la destituzione, anche l’invio di immagini come quella dei due falli? Ermani, già protagonista dei famosi sms in occasione del rinnovo nel 2020 delle cariche in Procura, continua però a dirigere processi e il Tpc. In più: come mai la Commissione amministrativa del Tda, sebbene abbia concluso che non sussiste mobbing al Tpc, mantiene blindato il rapporto Galliani? E poi le recenti dichiarazioni del capo del Dipartimento istituzioni Gobbi: siamo passati dal “Comunque vada, andrà a finire male” a “Il parlamento dovrà un momento o l’altro nominare da due a tre giudici nuovi”. Fiuto di un ministro rodato o conoscenza di sviluppi di procedimenti disciplinari soggetti a segreto d’ufficio?
“Allorché eventi di grande portata istituzionale nel Cantone richiedano uno speciale chiarimento (…)”, così la Legge sul Gran Consiglio per la designazione di commissioni parlamentari d’inchiesta. Che la Cpi sia lo strumento corretto è da valutare. Ma che serva un chiarimento è fuor di dubbio. Anche perché non si vorrebbe che Quadri e Verda Chiocchetti siano finiti in una cosa più grande di loro.