Dal 1981, i corsi di Nando Snozzi alimentano passioni. Il ciclo 2022-2023 è concluso dalla collettiva ‘Dove vai Terra Madre?’, da sabato 3 giungo
Goccioni di pittura secca stanno lì, per terra, a testimoniare secrezioni di passione per la pittura. Non di una, ma di decine e decine di persone che negli anni hanno stabilito il loro secondo domicilio all’Atelier Attila, laboratorio arbedese di Nando Snozzi (artista), divenuto luogo di incontro “familiare” ed espressione creativa, dove da ben quarantadue anni si svolgono i suoi corsi di pittura. «Ci sono persone con cui sto invecchiando», osserva divertito il Nando.
Spicciamo subito le informazioni di servizio. Da tempo, a conclusione di un ciclo annuale di corso, il pittore organizza una collettiva per esporre il lavoro dei suoi allievi (la prima è del 1987), che vanno dai 24 anni ai 70. L’allestimento di quest’anno ‘Dove vai Terra Madre?’ – che trova spazio nei locali dell’atelier ad Arbedo (in via Molinazzo 7) – propone le tele di formato quadrato della ventina abbondante di partecipanti al corso. Ciascuno di loro, con il suo personale linguaggio espressivo, propone la propria riflessione sulle condizioni della Terra, chi con sguardo positivo, chi disincantato, chi senza speranza. L’esposizione verrà inaugurata sabato 3 giugno (dalle 17.30 alle 20) e sarà visitabile per una settimana circa, fino a domenica 11 giugno, nei giorni d’apertura martedì, mercoledì, sabato e domenica (dalle 14 alle 18).
“La pittura e il disegno possono essere la radiografia della Storia”, scrive l’artista nella presentazione alla mostra. Soprattutto, l’espressione artistica «è valore aggiunto alla propria esistenza», interpreta il pittore che, per i suoi corsisti, è un catalizzatore di passione pittorica. La pulsione creativa è parte di un istinto primordiale, prosegue, che accompagna gli esseri umani sin dalla notte dei tempi, quando disegno e pittura furono i primi segni lasciati sulle rocce, molto prima dell’invenzione della scrittura. Per il Nando non c’è dubbio “disegnare e dipingere sono un fatto naturale”, pleonastico è quindi l’interrogativo che prova a ricercare le motivazioni di questo fare: ce lo abbiamo (chi più, chi meno) dentro.
È l’inizio degli anni Ottanta; rientrato dall’accademia parigina, il pittore cerca una via di sostentamento che non lo obblighi «a fare l’artista con la valigetta che va in giro a promuoversi». Così da quarantadue anni, Snozzi tiene i corsi nel suo atelier con quella che definisce «una famiglia allargata. Ci sono persone che vengono fin dal principio. Ci sono persone che si sono conosciute in atelier e si sono sposate, altre che hanno stretto un’amicizia forte. Ce ne sono state altre che mi hanno detto che ho cambiato loro la vita». I partecipanti arrivano dai quattro cantoni del Ticino e, descrive, l’ambiente è quello di una bottega dove c’è scambio continuo, «anche io rubo dai miei allievi», confessa con piglio divertito. Su una cosa però è molto fermo: «Sono un po’ geloso dell’atmosfera che c’è durante le lezioni e ci tengo a mantenerla armonica».
Dagli anni Dieci del Duemila, ai suoi allievi il Nando chiede di realizzare in più al lavoro esposto una “quadrella” ciascuno (una tela di piccolo formato, di 30 per 30 centimetri), opere che vengono messe in vendita (a 150 franchi l’una): il ricavato è devoluto a un’organizzazione non governativa o a un’associazione solidale, la prima è stata, se non ricordo male, l’Amca. Quest’anno, il ricavato della vendita della trentina di tele verrà devoluto a Eco Himal - Associazione per la cooperazione Alpi-Himalaya.
Ecco, in chiusura, ancora note di servizio: il prossimo ciclo di corsi partirà l’11 settembre prossimo (per chiudersi mercoledì 12 giugno 2024); informazioni ulteriori sono reperibili www.nandosnozzi.ch.