Dopo la destituzione dei due giudici si attendo chiarimenti dal Cdm, anche sul funzionamento del Tpc. Nessuno chiede (per ora) la Cpi
Terremoto in magistratura, il giorno dopo. La destituzione dei giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti – decisa con effetto immediato dal Consiglio della magistratura (Cdm) e motivata dal fatto di aver “gravemente violato i loro doveri di magistrato” denunciando per reati pornografici il presidente del Tribunale penale cantonale (Tpc) Mauro Ermani, nonostante “sapessero che il reato non sussiste” – è una vera ‘bomba’ per la giustizia ticinese. Una ‘bomba’ arrivata al termine di mesi tesi, molto tesi, all’interno dell’organo chiamato a decidere sulla libertà dei cittadini. Mesi contraddistinti da segnalazioni, contro-segnalazioni e denunce reciproche tra i cinque giudici (vedi infografica). E mentre si attende di capire nei dettagli i motivi che hanno portato alla destituzione dei due giudici, con il Cdm che sarà sentito lunedì in audizione dalla commissione ‘Giustizia e diritti’ del Gran Consiglio, la politica si prepara ai prossimi passi.
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Le principali tappe
«La politica deve aspettare il suo turno per evitare ingerenze». È fermo il deputato leghista e avvocato Alessandro Mazzoleni, «bisogna pazientare». La Lega, rimarca, «anche all’interno della commissione ‘Giustizia e diritti’, è sempre stata dell’opinione che l’autorità inquirente, rispettivamente l’autorità giudicante, debba poter svolgere il suo lavoro senza ingerenza da parte della commissione e quindi del parlamento». Ragione per cui, «l’alta vigilanza politica ha un senso quando le bocce sono ferme». Una volta ferme, valuta Mazzoleni, «si potrà nel caso andare a vedere cosa sia successo e quindi, senza esprimere giudizi sulle decisioni prese, non essendo di competenza politica, verificare se le autorità che sono intervenute necessitino della nostra alta vigilanza. Per esempio basi legali differenti per poter svolgere correttamente il proprio lavoro». A oggi, ribadisce, «fatta eccezione della destituzione dei giudici, non si conoscono minimamente il contenuto e l’esito dell’inchiesta. È certamente prematuro esprimere dei giudizi, così come immaginare di costituire una Cpi, una Commissione parlamentare d’inchiesta». Parole d’ordine, quindi, «calma e gesso».
«Dalle informazioni che abbiamo al momento possiamo rivelare che il Cdm ha deciso la sanzione massima e l’ha fatto all’unanimità. Questo significa che il fatto è ritenuto molto grave». Parte dai dati certi la capogruppo del Partito liberale radicale Alessandra Gianella, e ci aggiunge una preoccupazione: «È urgente capire come verrà ora garantito il funzionamento dell’apparato giudiziario. È un aspetto fondamentale». Senza dimenticare l’enorme danno d’immagine che hanno subito le istituzioni. «La fiducia dei cittadini è stata ferita, come pure l’immagine del nostro cantone nei confronti della Svizzera. È un fatto grave e abbiamo gli occhi puntati addosso, dovremo riabilitare la credibilità della nostra giustizia». Attraverso una Cpi? «A livello personale – premette Gianella – sono molto prudente quando si parla di Cpi. In questo momento, e con le informazioni certe che abbiamo in mano, lo sono ancora di più. Avremo un quadro migliore lunedì, quando il Consiglio della magistratura incontrerà i commissari del Gran Consiglio».
Il capogruppo socialista Ivo Durisch ha chiare le attuali priorità. «La questione più urgente – afferma – è il funzionamento del Tribunale penale. Vanno dunque nominati i giudici supplenti, decisione di competenza del Consiglio di Stato che informerà la ‘Giustizia e diritti’». A essere colpita, per l’ennesima volta, l’immagine della giustizia. «Questi recenti sviluppi – osserva Durisch – aggravano la situazione. Di positivo c’è almeno che con questa decisione del Cdm la vicenda è arrivata a un punto di svolta». E sulla Cpi? «Al momento – afferma – non ho elementi che mi portino a dire che sia necessaria». E argomenta: «C’è infatti un’istanza di ricorso, a cui i due giudici si sono già rivolti. Voglio dire, le vie procedurali per assicurarsi che tutti gli aspetti vengano presi in considerazione esistono». Tramite il loro legale, l’avvocato Marco Broggini, Quadri e Verda Chiocchetti hanno in effetti fatto sapere che impugneranno davanti alla Commissione di ricorso sulla magistratura la decisione del Cdm.
Anche per il capogruppo del Centro Maurizio Agustoni la priorità «è di garantire l’operatività del Tribunale penale cantonale, che al momento dispone solo del 60 per cento delle sue risorse. Questo nell’interesse dei cittadini. Altre riflessioni – continua Agustoni – sono al momento premature. Resta il fatto che la notizia è stata davvero scioccante. La destituzione immediata di due giudici, alle nostre latitudini, è un fatto straordinario». Il capogruppo del Centro invita alla prudenza anche perché, «siamo su un terreno dove si mischiano tre poteri dello Stato. Dovrà esserci un dialogo tra Consiglio di Stato e commissione ‘Giustizia e diritti’, che esercita l’alta vigilanza sul tema, per discutere la possibilità di nominare due giudici straordinari».
Per il capogruppo dell’Udc Sergio Morisoli quanto successo «è la definitiva spia rossa». E come ogni bravo automobilista «occorre fermarsi subito e sistemare il problema. Così infatti non si può più andare avanti». Con una premessa: «Non si può trovare una forma organizzativa che funzioni quando i rapporti umani tra le persone sono guasti. Questo è un problema, indipendentemente da chi ha denunciato o da chi è stato destituito». Ciò detto, «è da tempo che l’organizzazione della magistratura in Ticino deve essere rivista, lo diciamo da tempo e non è un caso se sul tavolo della politica c’è da anni un progetto di riforma (Giustizia 2018, ndr). Siamo a sei anni da quella data e vediamo qual è la situazione». Per Morisoli «bisognerà a mente fredda ragionare anche sulle nomine». Nell’immediato ci sono però due giudici in meno, con la macchina della giustizia che rischia di rallentare. A discapito dei cittadini. «Immagino, e mi auspico, che il Cdm abbia fatto tutte le sue valutazioni e calcolato anche l’impatto delle misure che ha preso. Certamente bisognerà colmare il vuoto che si è creato».
Secondo il capogruppo dei Verdi Matteo Buzzi, è necessaria «un’analisi a trecentosessanta gradi». Insomma, «il Gran Consiglio deve prendere in mano la responsabilità, e quindi l’alta vigilanza, che gli spetta affinché si faccia piena luce su quanto successo». In particolar modo, «nei confronti dei cittadini».