All'arti e mestieri di Bellinzona 23 allievi e 4 docenti in quarantena. Case anziani: freno alle visite. Ospedali: interventi programmati potrebbero saltare
Da ieri a oggi sono cresciuti di 9 unità – passando da 6 a 15 – i casi di coronavirus confermati in Ticino. La cifra è emersa nel pomeriggio durante la conferenza stampa a Palazzo delle Orsoline dove si è fatto il punto della situazione. Fa parte dei 15 anche il doganiere attivo a Chiasso, mentre il milite bellinzonese attivo nella caserma bernese di Wangen an der Aare sta meglio e presto farà ritorno a casa non rendendosi necessario un suo ricovero all'ospedale. Quali le condizioni dei 15? «Una buona parte è isolata al domicilio, pochi i ricoverati», risponde il medico cantonale Giorgio Merlani: «Il secondo dei 15 infettati finora emersi, quello di un'ottantenne malato, rimane in terapia intensiva e intubato».
Confermato anche il primo caso in una scuola ticinese, che è l'Arti e mestieri di Bellinzona: essendo risultato positivo un allievo che ha recentemente avuto contatti con la Lombardia, nella giornata di martedì sono stati visitati i 35 compagni e quattro docenti che ha frequentato negli ultimi due giorni. Stamattina l'esito: 12 allievi sono stati autorizzati a tornare a scuola – rileva il direttore del Decs Manuele Bertoli – mentre gli altri 23 e i quattro insegnanti dovranno osservare un periodo di quarantena della durata di 14 giorni. Per i 23 studenti, che proprio oggi avrebbero dovuto recarsi a Davos per sciare tre giorni, il programma d'insegnamento verrà proposto attraverso la piattaforma informatica della scuola tecnica. La cui Direzione ha provveduto tempestivamente a informare il corpo insegnante e le centinaia di studenti che frequentano il Centro scolastico. La domanda è sempre la stessa: si valuta la chiusura delle scuole in Ticino? La risposta è ancora negativa: «Chiudendole i ragazzi non scompaiono: da qualche parte vanno e potrebbe essere peggio», chiosa Bertoli. Dal profilo salariale i quattro docenti possono intanto stare tranquilli: non perderanno un franco poiché la decisione di porli in quarantena è stata presa dall'autorità cantonale.
«È un dato di fatto – ha sottolineato il medico cantonale – che l’espansione è in corso nonostante le misure di prevenzione messe in atto. Il virus ha un impatto numerico che potrà essere elevato, ma con poche complicazioni fisiche per la maggior parte delle persone che saranno contagiate, esclusa la popolazione anziana che rischia di più». Di positivo, se così può essere definito, c'è che i 15 casi oggi confermati sono emersi nell’ambito delle indagini ambientali (contatti stretti avuti per almeno 15 minuti a meno di due metri di distanza) effettuate sui pochi individui che si sono autosegnalati risultando poi positivi. Considerata la crescita della casistica che sul medio termine rischia di essere importante, ha aggiunto Merlani, «ci preoccupa l'afflusso di pazienti nelle strutture sanitarie acute; ma per ora siamo lontani da questo scenario». Panico in vista? «È importante stare tranquilli», consiglia Merlani: «Attualmente non c’è motivo di preoccupazione particolare. Tuttavia è vero che questa situazione cambierà le nostre abitudini. La popolazione dovrà essere disposta ad accettare limitazioni». Quanto alle strutture sanitarie, «seguiranno nei prossimi giorni direttive che varranno per ospedali e case anziani. Per queste ultime è da prevedere una riduzione degli orari di visita, con divieto d'accesso assoluto a chi presenta sintomi». Mentre per le strutture acute «è possibile che nei prossimi giorni venga rifiutato il ricovero elettivo in caso di interventi programmati, così da lasciare posti letto sufficienti a gestire le urgenze da coronavirus».
Il presidente del governo Christian Vitta ha intanto annunciato l'istituzione di un assetto organizzativo strutturato con l'obiettivo di «rispondere in modo efficace e garantire interventi tempestivi». Il coronavirus entra dunque ufficialmente nella quotidianità delle autorità cantonali che devono occuparsi di vari aspetti. Fra questi anche le difficoltà in cui potrebbero trovarsi (e non poche già si trovano) le ditte direttamente o indirettamente toccate dal problema coronavirus. Tre gli strumenti d'aiuto previsti: quello del lavoro ridotto che viene riconosciuto a precise condizioni (la Sezione cantonale del lavoro sta valutando le varie richieste); fideiussioni per chi dovesse trovarsi in temporanei problemi di liquidità (per informazioni contattare la Divisione cantonale dell’economia). In base alla Legge sulle epidemie sono inoltre previste possibilità d'indennizzo. «Sarà importante coordinare queste misure a livello intercantonale», annota Vitta. Quanto al settore turistico, che rischia contraccolpi non da poco, l'Azienda cantonale ha attivato un'apposita task force.
Infine il capitolo elezioni comunali in agenda il 5 aprile: poiché molte sezioni politiche locali stanno annullando comizi e incontri informativi, è ipotizzabile procrastinare l'appuntamento con le urne? «Non è un'ipotesi sul tavolo», risponde Vitta.