Dopo il caso del bimbo di 12 anni colpito da sarcoma e 'abbandonato' dalla cassa malati, 5 deputati interrogano il Consiglio di Stato
"Il Consiglio di Stato è a conoscenza di casi in cui delle casse malati rifiutano il rimborso di trattamenti in ambito oncologico e/o in altri ambiti riconosciuti a livello europeo e prescritti da medici specialisti? Il Consiglio di Stato ha constatato un aumento dei casi in cui il rimborso di trattamenti e/o di terapie salvavita viene respinto dalle casse malati benché siano stati prescritti da medici specialisti? Quali strumenti legali possiede il Consiglio di Stato per intervenire? Come intende il Consiglio di Stato agire affinché questi spiacevoli episodi non avvengano in futuro? Intende il Consiglio di Stato intervenire tramite la deputazione ticinese alle camere federali per evitare che situazioni simili non vengano a riproporsi in futuro?". Sono le domande poste dai deputati Henrik Bang, Fiorgio Fonio, Ivano Lurati (tutti primi firmatari), Fiorenzo Dadò e Tiziano Galeazzi, in un'interrogazione al governo sul caso - sollevato dalla "Regione" – del rifiuto di una cassa malati di coprire la terapia patentata in Europa per il trattamento per ridurre il rischio di reciva di sarcoma che aveva colpito un bambino di 12 anni.
"In Svizzera muore un minore di cancro ogni settimana, mentre vengono colpiti da questa malattia 200 bambini sotto i 14 anni all’anno - scrivono i deputati –. Grazie a delle buone terapie e alle capacità dei medici, l’85% dei bambini che si ammala sopravvive. Già nel 2016 ad una bimba di 6 anni (cui viene diagnosticata, al San Giovanni di Bellinzona, una leucemia linfoblastica acuta) la cassa malati rifiuta di rimborsare totalmente le cure. Anche in questo caso i 3'200 franchi extra li ha pagati la famiglia".
Il direttore dell’associazione Cancro Infantile in Svizzera Peter Lack, aggiungono, "afferma che la discussione sul rimborso delle cure non va fatta sulle spalle dei giovani pazienti oncologici. Rifiutare loro terapie salvavita è più che contestabile dal punto di vista etico. Se i casi dovessero moltiplicarsi, il legislatore dovrà intervenire d’urgenza per garantire un accesso equo alle cure. Non è accettabile che farmaci riconosciuti come utili alla guarigione non vengano rimborsati dalla cassa malati, gravando così sui genitori. Queste famiglie, già provate dalla malattia e dall’angoscia di perdere il loro figlio, devono sopportare quotidianamente spese extra, non possono fare fronte anche ai costi delle cure. Se alcuni medicamenti non sono accessibili (per motivi finanziari) è la vita stessa di questi bambini e adolescenti che viene messa a repentaglio".
Nel caso specifico "un’associazione si è incaricata di una raccolta fondi e grazie alla solidarietà e alla generosità di tanti cittadini in poco tempo si è superato ampiamente la somma necessaria. Grazie ad una forte pressione mediatica la cassa malati, in poche ore, ha cambiato la sua decisione e ha deciso di pagare totalmente il farmaco. Riteniamo tuttavia che il cittadino non si debba sostituire ai doveri di una cassa malati e di uno Stato moderno e civile come il nostro".