Agì con intenzione, secondo il giudice Amos Pagnamenta, l'uomo che a Massagno, nel 2022, sparò a un ex amico ferendolo a un braccio
È addirittura più pesante rispetto a quella richiesta dal procuratore pubblico Roberto Ruggeri (otto anni e otto mesi di reclusione) la condanna nei confronti del 26enne rumeno che nella notte tra l’11 e il 12 settembre del 2022 nel quartiere Bomborozzo di Massagno sparò a un connazionale, ferendolo al braccio, in una sorta di regolamento di conti, per una questione di soldi. Amos Pagnamenta, presidente della Corte delle Assise Criminali di Lugano, nell’esporre la breve motivazione della sentenza, non ha avuto dubbi: l’imputato ha agito con intenzionalità.
Confermato dunque l’atto d’accusa allestito dal pp, mentre non hanno fatto breccia le tesi sostenute dall’avvocata Demetra Giovanettina. Al termine della sua arringa, la legale aveva chiesto una pena non superiore ai sei anni di reclusione nei confronti del suo assistito, sostenendo che non avesse agito con intenzionalità. Nel soppesare la condanna, invece, il giudice si è limitato «agli elementi chiari emersi dalla lettura degli atti». Hanno avuto una rilevanza minore le dichiarazioni dell’imputato, dei testimoni e della vitta. Tutti hanno fornito versioni troppo discordanti e contraddittorie. Invece, è stato accertato il clima di tensione tra il 26enne e l’ex amico. Quest'ultimo, quando i due erano in buoni rapporti, a inizio 2022, aveva proposto all’imputato un investimento facendosi consegnare parecchio denaro, almeno 35mila franchi, ma forse anche altri 70mila, per costituire una società di noleggio e compravendita di veicoli. L’operazione, però, non si è mai realizzata e, quando il 26enne se ne è reso conto, ha cominciato a richiedere i suoi soldi. La restituzione non è avvenuta e, col passare dei mesi, il rapporto tra i due è peggiorato, tanto che sono partite le minacce e le offese reciproche.
L’imputato, prima della notte in cui è partito il colpo di pistola, aveva già incontrato il 35enne a Lugano il giorno precedente e non era riuscito a farsi consegnare il denaro. Per cui, secondo Pagnamenta, «quella sera non c’era alcun motivo per il quale l’uomo avrebbe dovuto incontrare ancora la vittima. La restituzione dei soldi avrebbe potuto essere richiesta anche con una videochiamata». Un altro elemento è stato accertato: l’acquisto della pistola da parte del 26enne, che se l’è procurata qualche tempo prima dei fatti di Massagno. Un acquisto sul quale l’imputato ha rilasciato dichiarazioni contraddittorie e il giudice ha ritenuto non credibile «che l’arma fosse stata comperata per paura della vittima. Se avesse avuto paura o si fosse sentito minacciato, il 26enne non si sarebbe recato al domicilio del 35enne, quella sera». La Corte ha considerato ininfluente il fatto che la vittima si fosse mossa verso il più giovane, quando quest’ultimo è giunto a Massagno ed è sceso dall’auto. È durato pochi istanti l’incontro tra i due, avvenuto dopo la una di notte del 12 settembre 2022. Il testimone ha detto che il 26enne non ha nemmeno spento il motore della vettura e dopo aver sparato e risalito subito sull’auto ed è tornato in Italia, dove risiede.
Quella notte, l’imputato è giunto a Massagno armato di pistola, con il colpo in canna, «per regolare la pendenza, non era più il tempo del dialogo. È stata una spedizione punitiva», ha osservato Pagnamenta, che ha pertanto riconosciuto il dolo diretto nell’agire del 26enne. «Una colpa grave la sua, sia da profilo oggettivo che a livello soggettivo». Lo sparo al 35enne è stato dettato dalla volontà di lavare l’onta della fregatura subita per i soldi persi. «Il 26enne ha dimostrato una determinazione e una intensità criminosa che non sono accettabili», ha sostenuto il presidente della Corte delle Assise Criminali di Lugano. A pendere a sfavore dell’imputato, nella commisurazione della pena, è stata anche la sua mancata collaborazione con gli inquirenti durante le indagini e una precedente condanna a due anni e mezzo di prigione che ha subito in Italia. Inoltre, il giudice ha tenuto conto solo di tre delle undici sanzioni disciplinari che il 26enne ha ricevuto in carcere dal febbraio 2023. Come attenuante, il giudice ha evocato il contributo della vittima a «porre l’imputato nelle condizioni psicologiche che l’hanno spinto a volersi vendicare, sia attraverso la mancata restituzione del denaro, sia con i toni usati verso di lui». Il 26enne è anche stato espulso dalla Svizzera per dodici anni.