La ‘Grande Lugano’ incontra degli ostacoli alla sua ulteriore espansione in Paradiso da una parte, e nei comuni della zona collinare a nordovest dall’altra
Se c’è una zona del Canton Ticino dove il processo di aggregazioni comunali stenta a proseguire è quella intorno o a Lugano. È vero che sul tavolo c’è l’unione fra Collina d’Oro e Muzzano (le due popolazioni voteranno il 20 ottobre prossimo), ma la ‘Grande Lugano’ sembra aver incontrato le colonne d’Ercole che ostacolano una sua ulteriore espansione in Paradiso da una parte, e nei comuni della zona collinare a nordovest dall’altra. Sono proprio questi ultimi a essersi attivati, negli scorsi giorni, per scongiurare colpi di mano, a causa del ‘Piano cantonale delle aggregazioni’, messaggio governativo dello scorso dicembre. Il Pca, pendente in Gran consiglio, vorrebbe risucchiati quattro di essi nella Città di Lugano, gli altri in un secondo comune, detto ‘Collina nord’. Dopo aver già manifestato le proprie contrarietà, ora intendono passare al contrattacco anche a livello parlamentare. «Abbiamo chiesto un incontro con la Commissione costituzione e diritti politici. Non ci hanno ancora risposto, ma informalmente un deputato ci ha fatto sapere che verremo convocati, probabilmente entro la fine dell’anno» ci spiega Bruno Ongaro, sindaco di Vezia e portavoce di un folto gruppo di comuni – ben 10 – della collina e del Vedeggio: oltre a Vezia, ci sono Savosa, Massagno, Canobbio, Porza, Comano, Cureglia, Origlio, Cadempino e Ponte Capriasca. «Le aggregazioni le vediamo possibili solo se la volontà di farle proviene dalla base» ci spiega Ongaro «anche perché tutti i nostri comuni hanno la possibilità di gestirsi da soli in modo direi buono». Invece il Pca, immagina una fusione a 8 tra Lugano e Canobbio, Grancia, Massagno, Paradiso, Porza, Savosa e Sorengo, mentre Cadempino, Comano, Cureglia, Lamone, Origlio, Ponte Capriasca e Vezia verrebbero fusionati in un ipotetico comune di ‘Collina nord’. Da tempo nella zona sono state messe in piedi collaborazioni intercomunali, per cercare di formare una ‘massa critica’ così da evitare il discorso aggregativo.
Ma, chiediamo a Bruno Ongaro, una aggregazione effettiva tra qualcuno di questi Comuni, è all’orizzonte? «In teoria è possibile, ci sono diverse varianti immaginabili, però ripeto senza consenso alla base è impossibile pensare di imporre delle aggregazioni. Ci sono state delle fusioni coatte in altre zone, ma con motivazioni diverse, qui succederebbe il finimondo».