La pena inflitta dal giudice Marco Villa alla 61enne del Locarnese è di 20 mesi, sospesi per 24, vista la buona riuscita del trattamento stazionario in atto
«Il futuro è nelle sue mani; buona fortuna». Si è chiuso con un augurio il processo di oggi a carico della donna di 61 anni del Locarnese condannata per ripetuto incendio intenzionale. La Corte delle assise correzionali di Locarno (riunita a Lugano) era presieduta dal giudice Marco Villa, l’accusa è stata sostenuta dalla procuratrice pubblica (pp) Margherita Lanzillo; la difesa d’ufficio dall’avvocata Michela Pedroli. Colpevole dei fatti, la 61enne è stata condannata a una pena detentiva di 20 mesi, sospesi per 24 considerati la scemata imputabilità e il trattamento stazionario che sta portando avanti da circa un anno con successo.
Il giudice, nella commisurazione della pena, non ha potuto non tenere conto della storia della donna. «Un passato straziante», l’ha defintito così la stessa pp Lanzillo; fatto d’abbandono e rapporti lacerati che hanno portato la donna ad essere instabile, avere disturbi della personalità e soffrire di sindrome depressiva (riportati anche nella perizia psichiatrica). Un quadro precario, fatto di malessere e psicofarmaci, peggiorato dall’abuso di alcol che ha acutizzato una situazione di per sé già critica (sebbene non pericolosa per terze persone). Fino al fuoco. Appiccando piccoli roghi, la donna avrebbe esorcizzato l’afflizione e urlato il suo disagio.
Ricordiamo i fatti. L’imputata, fra dicembre 2018 e febbraio 2019, ha appiccato una serie di roghi in occasioni distinte, dando fuoco a diversi oggetti (cassonetti dei rifiuti, una cesta in vimini, il copertone di un’auto…); nei pressi della sua abitazione nel Locarnese. Arrestata il 14 febbraio 2019, ha scontato preventivamente 43 giorni in carcere. Il 23 marzo 2019, quasi un anno fa, la 61enne ha iniziato il suo percorso di recupero in una struttura Ingrado nel Luganese, dando inizio all’esecuzione della misura stazionaria.
La 61enne ora sta meglio. Le sue condizioni sono visibilmente migliorate, grazie al percorso intrapreso. «Al momento dell’arresto, era a terra, lasciata a sé stessa», racconta la pp Lanzillo. Nella decisione della pena, il giudice Villa ha considerato quindi il percorso positivo (supportato anche da un rapporto della struttura) e la buona volontà della donna di rimediare alle sue azioni. «A me interessa fare un discorso di proiezione – dichiara Villa –; a me interessa conoscere la signora di oggi, per sapere come si comporterà in futuro».
Senza minimizzare i fatti, il giudice ha voluto guardare quindi avanti. Nel corso dell’anno, una volta concluso il trattamento stazionario, che è importante portare a termine, la struttura conta di procedere al collocamento in un foyer nel Locarnese, affinché la donna possa essere vicino ai familiari. Fra le idee, anche l’inserimento lavorativo in un laboratorio protetto e una presa a carico ambulatoriale. Marco Villa, in chiusura di processo, esorta ancora la signora, qualora sentisse il bisogno, di avere il coraggio di chiedere aiuto, facendo anche capo alla rete di sostegno. Dal canto suo, la nonna 61enne spera di rinsaldare il rapporto con la famiglia e «occuparmi dei miei nipoti»: il suo desiderio più grande.