Bellinzonese

Abusò del figlio e di altri bambini, 4 anni e 6 mesi di carcere

Condannato un uomo sulla settantina: tra le mura di casa ha approfittato di una dozzina di ragazzini, la maggior parte durante sedute di massaggi

Il processo si è svolto a porte chiuse
(Ti-Press)
27 giugno 2022
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Sono una dozzina le vittime dell’uomo sulla settantina condannato oggi dalla Corte delle Assise criminali di Bellinzona a quattro anni e sei mesi di carcere. Lavorando come massaggiatore, nell’arco di quasi vent’anni si è ripetutamente reso colpevole del reato di atti sessuali con fanciulli per aver palpeggiato, in almeno undici occasioni, ragazzi tra i sette e i quattordici anni. Il tutto tra le mura di casa, dove l’imputato – che sosteneva di avere speciali poteri curativi – riceveva anche adulti. E sempre tra le mura di casa, approfittando dei momenti in cui la moglie era assente, si è macchiato di soprusi ancora più gravi, abusando ripetutamente del figlio (compresi rapporti sessuali completi), dapprima quando il bambino aveva 4 anni (fatti per i quali è intervenuta la prescrizione) per poi riprendere quando ne aveva 11. L’uomo è stato dunque condannato anche per ripetuta coazione sessuale, avendo esercitato pressioni sul figlio, più volte minacciato (anche di morte) affinché non raccontasse quanto subito. Gli abusi, ha riconosciuto oggi in aula l’uomo (reo confesso praticamente su tutta la linea) si sono interrotti quando il figlio ha iniziato le scuole elementari proprio perché temeva che potesse vuotare il sacco con compagni o docenti. Ma per il giovane l’incubo si è nuovamente materializzato all’età di 11 anni, con un altro anno e mezzo di orrori (in aula l’uomo ha parlato di una frequenza mensile). «Ha smesso solo perché la vittima non le piaceva più, siccome il figlio era diventato grande», ha affermato il giudice Amos Pagnamenta prima di pronunciare la sentenza. L’uomo, va ricordato, prima di iniziare ad abusare del figlio era già stato condannato per palpeggiamenti ai danni di due ragazzini, sempre nell’ambito dei massaggi.

Indagine partita per l’invio di materiale pornografico

Sebbene in particolare i primi abusi nei confronti del figlio (oggi quasi quarantenne) risalgano all’inizio degli anni 90, l’uomo è stato arrestato solo lo scorso settembre, nell’ambito di un’indagine scattata a causa del materiale pornografico concernente immagini e filmati vertenti su atti sessuali con minorenni che l’imputato e il fratello si scambiavano sul telefonino. Ed è stato nell’ambito di questi accertamenti che il figlio è riuscito a trovare la forza per raccontare agli inquirenti quanto subito più di vent’anni prima. Scoperchiato il vaso di Pandora, è stato lo stesso imputato – dopo aver inizialmente provato a negare – ad ammettere man mano anche gli atti sessuali durante i massaggi.

Risarcimento di 20mila franchi per il figlio

In aggiunta alla pena detentiva, l’uomo dovrà risarcire il figlio con 20mila franchi per il torto morale subito, così come richiesto dalla rappresentante dell’accusa privata, avvocata Letizia Vezzoni. «Ha approfittato del clima familiare complicato e della sua posizione di padre, dimostrando il più totale disinteresse nei confronti di una persona di cui avrebbe invece dovuto prendersi cura», ha affermato il giudice Pagnamenta. E ancora: «Ha agito per puro e semplice egoismo, mettendo davanti a tutto il proprio piacere sessuale».

Affetto da un disturbo pedofilico

La natura perversa dell’uomo è stata peraltro confermata dalla perizia psichiatrica a cui è stato sottoposto, che ha ravvisato un disturbo pedofilico. «Non dimostra di aver compreso la gravità di quanto accaduto e di volersi assumere le sue responsabilità», ha detto il giudice, riferendosi ai tentativi di sminuire i fatti di cui l’uomo si è reso protagonista ancora questa mattina. «La Corte ha un certo timore per il futuro: c’è un concreto pericolo di recidiva», ha aggiunto Pagnamenta, ordinando quindi che l’uomo inizi subito un trattamento ambulatoriale in carcere.

‘Il silenzio se lo garantiva con le minacce’

In mattinata, al termine della sua requisitoria la procuratrice pubblica Pamela Pedretti aveva chiesto una pena detentiva di quattro anni e otto mesi: «Il silenzio se lo garantiva con le minacce: il figlio aveva timore di fronte a un padre che negli anni aveva anche alzato le mani. E non ne ha fatto parola con nessuno, di quel papà che gli faceva paura ma che non voleva nemmeno deludere. Un padre – ha continuato la pp – che avrebbe dovuto averne cura, e invece è diventato il suo peggior incubo. È stato perfido e senza scrupoli. Un papà che ha rubato l’infanzia a suo figlio, ma che ancora oggi non pare averne preso pienamente coscienza». Fatti lontani nel tempo ma che «sono terribilmente attuali per la sofferenza ancora presente nel mio assistito», ha dal canto suo sottolineato l’avvocata Vezzoni, parlando di «un egoismo disarmante» di un uomo che voleva solo «soddisfare i propri piaceri».

Pur giudicando «inqualificabile» l’agire dell’imputato, l’avvocato difensore Marco Masoni si è battuto per una considerevole riduzione della pena rispetto a quella proposta dalla pp Pedretti. La difesa ha chiesto al massimo un anno di carcere da espiare e il rimanente periodo sospeso con la condizionale, in considerazione della parziale collaborazione dell’uomo e della sua età avanzata. Per la difesa non si può inoltre negare una presa di coscienza da parte dell’imputato, che con le lacrime agli occhi si è scusato, in particolare con il figlio, quando il giudice gli ha dato la facoltà dell’ultima parola.