Bellinzonese

Parco fluviale del Ticino, un compromesso che piace al Wwf

Il direttore Francesco Maggi loda lo sforzo di trovare una soluzione comune. Scettico invece sulle riserve espresse dall’Unione dei contadini

25 febbraio 2019
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Il parco fluviale da 76 milioni di franchi previsto dal ponte della Torretta fino a Gudo che a partire da quest’anno andrà a formarsi con i primi interventi lungo le sponde del fiume Ticino, «è il risultato di una soluzione di compromesso intelligentemente raggiunta dalle varie associazioni e istituzioni coinvolte nel gruppo di lavoro coordinato dal Consorzio correzione fiume Ticino. Noi stessi, come Wwf, abbiamo ritenuto opportuno non impuntarci su alcune parti che avremmo voluto vedere maturare diversamente, in ottica di una maggiore tutela dell’ambiente. Privilegiando un approccio pragmatico, abbiamo fatto un passo indietro, ma per compierne due avanti verso l’obiettivo condiviso».

Esprime soddisfazione Francesco Maggi, direttore del Wwf per la Svizzera italiana, intervenuto il 12 febbraio alla serata pubblica organizzata sul tema a Sementina dal Ppd di Bellinzona. Un primo appuntamento – altri ne seguiranno durante la procedura di pubblicazione dei piani – voluto per tastare il polso della gente. Dalla sala non sono emerse troppe riserve, anzi si può dire che susciti entusiasmo il progetto pensato per migliorare la sicurezza idrica di fiume e argini, l’aspetto ambientale e naturalistico di acqua e golene (soprattutto zona Boschetti di Sementina), nonché la fruizione della popolazione tramite la realizzazione di più punti d’accesso facilitati alla riva e alle zone circostanti (in primis alla Saleggina ma anche altrove).

Evitato il muro contro muro

Guardando all’aspetto naturalistico, Maggi evidenzia che all’altezza della zona Boschetti – dove sarà eliminato l’argine di sponda destra facendo penetrare il Ticino nel territorio boschivo così da migliorare la gestione del corso d’acqua in caso di piene e ridurre l’erosione del letto centrale – inizialmente il Wwf aveva difeso l’ipotesi di procedere con un esercizio analogo nella prospiciente sponda sinistra. «In tal senso Wwf Svizzera ci aveva sollecitati a promuovere l’opzione del doppio allargamento – spiega Maggi – perché avrebbe comportato vantaggi dal profilo della rinaturazione. Ma considerate le rimostranze del settore agricolo, che temeva un’eccessiva scomparsa di preziosa golena ora data in affitto al pascolo, ho capito che saremmo arrivati a un muro contro muro che avrebbe rischiato di allungare i tempi e forse compromettere la buona riuscita dell’intero progetto». Da qui la decisione del Wwf Svizzera italiana di fare un passo indietro e di non insistere sullo slargo di sponda sinistra, «ritenendoci contenti del fatto che in altri punti sono previsti interventi destinati a migliorare sensibilmente lo stato di salute di fiume e territorio». Da questo punto di vista, come detto, «noi facciamo un passo indietro ma il progetto ne fa due avanti. Non da ultimo, bisogna anche considerare che l’area di svago prevista alla Saleggina toglierà 7 ettari di golena oggi usati da un contadino per il pascolo».

Per andare incontro al settore agricolo, il gruppo di lavoro ha quindi rinunciato al doppio slargo in zona Boschetti e il Consorzio correzione fiume Ticino si è anche impegnato a individuare una compensazione diretta della Saleggina, nonostante non sia obbligato a destinare le golene al pascolo né, di conseguenza, a compensare. Considerato tutto ciò, Francesco Maggi fatica a comprendere l’opinione negativa espressa dall’Unione contadini sia nella presa di posizione scritta (cfr. la ‘Regione’ del 27.12.2018 ‘Ancora una volta perdenti’) sia per bocca del suo presidente Robert Aerni intervenuto alla serata pubblica.