«È difficile pensare di andare alle elezioni cantonali (del 2019 ndr.) con l'attuale schieramento. Dadò anteponga l'interesse del partito ai suoi legittimi interessi personali». È un'entrata a gamba tesa quella di Giovanni Bruschetti, sindaco Ppd di Massagno, sul presidente popolare democratico Fiorenzo Dadò, trascinato – con il consigliere di Stato dello stesso partito Paolo Beltraminelli – nel caso Argo 1.
Bruschetti, parlando questa sera alla Rsi, ha rilevato come il Ppd stia «vivendo un momento di estrema difficoltà» a causa della vicenda. Perché «si fa fatica a capire come stanno le cose e dove sono le leadership. Manca inoltre il contatto tra vertici e la base. In pratica «si è allo sbando».
Considerazioni che Dadò, presente nello studio del Quotidiano, ha detto di capire perché giungono «dopo mesi di ingigantimento mediatico di questioni che non c'entrano nulla con Argo 1». Il riferimento è alla cena pagata dal patron della Argo a lui e alla compagna – nonché funzionaria del Dss– Carmela Fiorini a Bormio.
Il presidente Ppd ha comunque voluto garantire che «continueremo nei lavori che stiamo facendo e per il 2019 presenteremo una lista degna, da cui il popolo ticinese potrà scegliere il prossimo consigliere di Stato del nostro partito». Beltraminelli? «La sua posizione verrà chiarita nei prossimi mesi. Sarà il Ppd e la sua base a decidere se sarà ancora della partita». Ovvero se figurerà ancora sulla lista per le cantonali del 2019.
Il presidente del Ppd ha però intanto incassato anche le critiche del consigliere nazionale Fabio Regazzi («Rischiamo di subire un colpo e un ridimensionamento» alle urne, per cui «chi di dovere si interroghi sul destino del partito, faccia un po' di autocritica e prenda eventualmente delle decisioni» perché «lasciar andare le cose non risolve i problemi»), mentre il consigliere nazionale Marco Romano ha chiesto tranquillità e di guardare anche al buon lavoro delle centinaia di esponenti Ppd in comuni e cantone.