laR+ IL COMMENTO

I quattro nemici di Marco Chiesa

Lega e Udc hanno troppi interessi convergenti, ideologici e materiali, per pestarsi i piedi senza che ciò non sia un’azione premeditata

In sintesi:
  • I politici spesso non cercano la conoscenza, ma più banalmente qualche poltrona di prestigio
  • La versione del ‘cavallo di Troia’ è troppo scontata per essere veramente attendibile
Si prepara a diventare (prima o poi) Marco II di Lugano
(Keystone)
20 gennaio 2024
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Non solo peyote. Gli insegnamenti di Don Juan permettono a chi li ascolta (o meglio, a chi li legge) di addentrarsi in una dimensione riflessiva davvero profonda, che va molto oltre le esperienze allucinogene vissute in prima persona da Carlos Castaneda nel deserto messicano. Lo sciamano Juan Matus a un certo punto spiega, per esempio, che sono quattro i nemici naturali che ogni uomo incontra sul proprio percorso per diventare un “uomo di conoscenza”: la paura, la lucidità, il potere e la vecchiaia. Dei quattro nemici, sostiene Don Juan, “il potere è il più forte di tutti”.

I politici spesso non cercano la conoscenza, ma più banalmente qualche poltrona di prestigio. C’è chi addirittura può ambire a più di una, come Marco Chiesa. Il presidente nazionale uscente dell’Udc, nonché consigliere agli Stati, ha sciolto le riserve mercoledì scorso e ha confermato la sua volontà di candidarsi per un posto in seno al Municipio di Lugano. Una decisione, assicura il senatore democentrista, “che non è un attacco a Michele Foletti”. Già, perché stando a quanto da lui ribadito a più riprese, l’obiettivo sarebbe quello di ottenere un seggio nell’esecutivo luganese (a scapito del suo collega di partito Tiziano Galeazzi) ma non di diventare sindaco. Non ora, almeno.

Le interpretazioni di questa mossa elettorale possono essere diverse. La più plausibile: che quanto Chiesa dichiara a priori – municipale sì, sindaco no – possa corrispondere alle sue reali intenzioni. Anche perché, se si trovasse a capo del Municipio cittadino, data la mole di lavoro si vedrebbe costretto a lasciare il seggio appena riconfermato agli Stati. Il che sarebbe un palese sgarbo alla volontà popolare che l’ha di recente consacrato con una valanga di voti.

Chiaro che un profilo come il suo, che si mette a disposizione per le Comunali di aprile, rischia in ogni caso di essere il più votato. E allora, cosa succederebbe? Chiesa davvero rinuncerà alla poltrona di sindaco, disattendendo il verdetto emerso dalle urne? Oppure si andrà verso un imbarazzante ballottaggio tra i due compagni di lista e “che vinca il migliore”?

L’altra versione, quella di Chiesa candidato come una sorta di “cavallo di Troia” che permetterà all’Udc di minare dall’interno l’ultima roccaforte leghista, è troppo scontata per essere veramente attendibile.

Resta il fatto che in tutto questo c’è qualcosa che stride: Lega e Udc hanno troppi interessi convergenti, sia ideologici che materiali, per lanciarsi in una guerra fratricida, oppure per pestarsi i piedi senza che ciò non sia un’azione premeditata. Ci sarebbe dunque spazio per considerare un’altra ipotesi: quella in cui da entrambe le parti si stia analizzando la possibilità – a medio termine – di un vero e proprio “scambio equo” che consenta alla Lega di mascherare il suo declino, forse addirittura con una qualche poltrona bernese a disposizione di un futuro ex consigliere di Stato leghista tesserato Udc; con Marchesi in governo e con Chiesa che diventerebbe, finalmente, Marco II di Lugano. Fantapolitica? Chissà…

Poco prima delle Federali, cercando di aiutare il senatore Chiesa a riflettere sulle derive insite in ogni discorso suprematista e discriminatorio, gli ho regalato ‘La fattoria degli animali’ di Orwell. Forse ora, prima delle Comunali, sarà il caso di fargli pervenire i libri di Castaneda in cui Don Juan insegna che “un uomo sconfitto dal potere muore senza sapere veramente come tenerlo in pugno”.