Un’iniziativa parlamentare vuole limitare a un milione le retribuzioni ai vertici di imprese statali e parastatali. I ‘senatori’ non entrano in materia
Berna – L’idea di porre un tetto massimo di un milione di franchi alle remunerazioni dei manager di imprese parastatali o statali (come la Posta, le Ffs o Swisscom) rischia di generare falsi incentivi. È quanto crede il Consiglio degli Stati che ha respinto per 19 voti a 12 l’entrata in materia su un progetto di legge frutto di un’iniziativa parlamentare dell’ex consigliera nazionale Susanne Leutenegger Oberholzer (Ps/BL), secondo cui un manager non dovrebbe guadagnare più di un consigliere federale.
I “senatori” hanno quindi seguito la raccomandazione della loro commissione preparatoria. Stando alla maggioranza, i quadri delle imprese interessate, come Ffs, Ruag, Skyguide, Suva, Ssr, La Posta e anche Swisscom, sono attualmente remunerati in modo molto differenziato; l’introduzione di un limite massimo potrebbe essere interpretata anche come la necessità di aumentare i salari in determinate aziende.
Per i “senatori”, inoltre, un disciplinamento differenziato per ciascuna azienda sarebbe tuttavia difficile da attuare. Se i tetti massimi fossero stabiliti sulla base delle attuali retribuzioni, non sarebbe più possibile rispondere in modo dinamico agli sviluppi. In materia di remunerazioni, il Consiglio federale deve continuare a disporre dei necessari margini di manovra.
In ogni caso, in materia di salari dei manager delle aziende parastatali, negli ultimi anni il Consiglio federale ha praticato una politica salariale all’insegna della moderazione: i salari non sono stati aumentati e talvolta sono stati perfino diminuiti.
Per i sostenitori del progetto di legge, invece, certi salari versati ai quadri di aziende parastatali o statali non si giustificano, specie se devono assolvere a un mandato pubblico, tanto più che operano perlopiù in un regime di monopolio e vengono finanziati dallo Stato. È giusto insomma che il parlamento possa dire la sua.
Si tratta anche di frenare un’evoluzione verso l’alto per certi versi simile a quella che caratterizza il settore privato. Anche con un tetto massimo di un milione, una remunerazione che molti quadri di imprese elvetiche possono solo sognare, non dovrebbe essere difficile per la Confederazione trovare personale qualificato. Trattandosi poi di aziende parastatali, la remunerazione dei quadri deve anche essere accettata dalla popolazione.
Il dossier ritorna alla Camera del popolo che aveva approvato in prima lettura nel marzo scorso il progetto di legge per 139 voti a 44. La revisione fissa a un milione di franchi la rimunerazione annua massima che può essere versata ai quadri di grado più elevato o ai membri dei Consigli d’amministrazione di sette grandi aziende della Confederazione, ossia Ffs, Ruag, Skyguide, Suva, Ssr, La Posta e anche Swisscom, benché quest’ultima azienda sia quotata in Borsa. Nel corso della discussione, il plenum aveva anche deciso di includere nella regolamentazione le altre imprese della Confederazione come Swissmedic o i Politecnici federali.
Il termine “rimunerazione” contempla, oltre allo stipendio e agli onorari, tutte le prestazioni valutabili in denaro (prestazioni accessorie, previdenza professionale, per esempio). Circa le altre aziende e stabilimenti della Confederazione, la definizione dell’importo dev’essere di competenza del Consiglio federale. A ciò si aggiunge anche il divieto di versare indennità di partenza previsto nel progetto.
Un consigliere federale percepisce circa 445mila franchi lordi all’anno, a cui si aggiunge una somma forfettaria di 30mila franchi. Aggiungendo la rendita di previdenza e altre prestazioni, si arriva a uno stipendio di circa un milione all’anno. Stando a informazioni risalenti al 2019, il Ceo delle Ffs percepiva un salario più elevato, ovvero 1,2 milioni con la previdenza di vecchiaia. Ancora superiore lo stipendio del Ceo di Swisscom: stando a un rapporto pubblicato dall’azienda, Urs Schaeppi ha percepito un salario complessivo di 1,83 milioni.