La discriminazione di genere o razziale, così come quelle sulla base dell’orientamento sessuale o sulla disabilità, sono temi che, seppur ben lungi dall’essere superati e su cui indubbiamente c’è tanto lavoro da fare, vengono molto discussi. Eppure, c’è una discriminazione di cui ancora non si parla, nonostante nella Svizzera odierna sia indubbiamente una delle più diffuse e radicate. Mi riferisco al trattamento privilegiato che l’essere umano riserva alla propria specie a discapito delle altre. Ebbene sì, anche quella nei confronti degli animali non umani è discriminazione. Quotidianamente vengono infatti spregiudicatamente inflitte pene atroci a migliaia di vite innocenti. Si pensi per esempio alle condizioni crudeli in cui sono trattenuti molti animali da reddito. L’attribuzione di una presunta superiorità che l’essere umano si conferisce nei confronti di tutte le altre specie (definita, appunto, specismo) è una discriminazione al pari di tante altre. Ma perché, quindi, non se ne parla? La risposta è estremamente semplice: perché gli individui a cui questa discriminazione è rivolta sono gli unici che, letteralmente, non hanno voce. Ed è qui che, a mio avviso, deve entrare in gioco la politica. Vista l’impossibilità di eleggere un rappresentante degli animali, è essenziale che chi sia attivo in Parlamento si occupi anche di difendere i loro interessi e diritti. Come Giovane Verde e candidato alle elezioni cantonali mi mobilito attivamente per contrastare qualsiasi tipo di discriminazione, senza limitarmi a quelle rivolte all’essere umano. Incentivare un sistema alimentare a base vegetale, promuovere pratiche di allevamento più rispettose e inserire nella costituzione il benessere animale sono degli esempi di ciò che mi impegnerei a realizzare se dovessi venir eletto.