Spettacoli

‘Home video’, la casa arriva alla Rsi

Domenica con le Case popolari Tami del 1948 si è aperto lo speciale dedicato alle varie dimensioni dell'abitare

22 aprile 2024
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La televisione, a un certo punto, era stata definita “il nuovo focolare domestico”, a indicarne la centralità nello spazio della casa e nella vita dei suoi abitanti; poi, come i camini che aveva soppiantato, è scomparsa, sostituita da altri dispositivi e abitudini di consumo. Ma il cerchio si chiude e la Rsi propone due speciali – il primo trasmesso domenica scorsa su La1 e disponibile, appunto, sulle varie piattaforme digitali – sulla casa e su cosa significa “abitare”. Il titolo di questo progetto ideato da Vanni Bianconi è ‘Home video’ e solo apparentemente parla di architettura; o meglio ne parla nel senso più completo del termine: non solo gli spazi costruiti, ma anche chi quegli spazi li abita e li fa propri.

La formula è quella, fin troppo collaudata, di ‘Storie’, con le riflessioni di un ospite e una parte documentaristica. L’ospite in questione, scelta evidentemente ineludibile, è Mario Botta, intervistato da Rachele Bianchi Porro nella sua abitazione di Mendrisio (che altrettanto ineludibilmente viene chiamato “Magnifico borgo”), realizzata in una ex filanda. L’intervista presenta alcuni spunti interessanti, come l’idea che la casa sia innanzitutto memoria e connessione tra presente e passato o la risposta alla innocua provocazione che una sedia bella ma scomoda “è roba da architetti”, ma il tema dell’abitare nella sua complessità emerge del tutto nel primo documentario, dedicato alle case popolari dei fratelli Tami realizzate nel 1948 a Lugano. Si tratta, appunto, di case popolari, realizzate nell’immediato dopoguerra per rispondere alle necessità abitative delle fasce fragili della popolazione. Ma, e qui sta la bravura dei Tami, le necessità prese in considerazione riguardano tutti gli aspetti della vita delle persone, come emerge sia dalle testimonianze di chi in quelle case vi abita e, in vari modi, le ha fatte proprie, sia dagli interessanti interventi dell’architetta Samia Henni, alla quale sarebbe stato interessante dare più spazio, ampliando il discorso sulla dimensione politica e sociale dell’architettura.

Il secondo documentario, visivamente molto ben curato ma meno interessante per quanto riguarda i contenuti, riguarda il pastificio del Ponte dei Cavalli a Cavigliano, ristrutturato negli anni Ottanta in abitazione, atelier e un ristorante. Domenica prossima, nella seconda puntata di ‘Home video’, scopriremo altri due spazi, altre due declinazioni dell’abitare, questa idea al contempo semplice e complessa che la Rsi ha voluto indagare con un prodotto interessante e ricco di potenzialità.

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